Le infezioni ICA, ovvero le infezioni correlate all’assistenza, hanno un impatto molto rilevante sia in termini della salute del degente, che vede allungati i tempi di ricovero ospedaliero, sia di conseguenza in termini economici per l’intera struttura. Anche se gli assistiti sono le persone con maggior rischio di contrarre le infezioni, queste possono colpire anche il personale sanitario e i visitatori.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha stilato un rapporto globale sulle ICA – consultabile a questo link –, nella sola Europa le infezioni correlate all’assistenza provocano 16 milioni di giornate aggiuntive di degenza, 37.000 decessi attribuibili e 110.000 decessi per i quali l’infezione rappresenta una concausa. Approssimando, i costi sono stimati per un ammontare di 7 miliardi di euro, e questo includendo soltanto i costi diretti. È un fenomeno che riguarda circa 6,3 ogni 100 pazienti presenti in ospedale. Il numero si abbassa nell’assistenza domiciliare, dove siamo circa a 1 paziente ogni 100 che contrae una ICA. Il tasso di incidenza stimato negli Stati Uniti d’America (USA) è stato del 4,5% dal 2002, corrispondente a 9,3 infezioni per 1000 giorni-paziente e 1,7 milioni di persone colpite.
Le conseguenze delle ICA non riguardano solo il prolungamento della degenza, ma possono provocare al paziente tutta una serie di problematiche, come un aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici, un carico aggiuntivo economico ed emotivo, i familiari e il sistema sanitario in generale, nonché l’aumento del rischio che il paziente vada incontro a disabilità a medio e lungo termine.
Quali sono le principali infezioni correlate all’assistenza o ICA?
ICA è un acronimo che sta per infezioni correlate all’assistenza. Ma quali sono queste infezioni e qual è il significato di ICA? Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono le infezioni acquisite che possono manifestarsi in ogni ambito assistenziale e che costituiscono una delle complicanze più gravi e frequenti dell’assistenza sanitaria. Le ICA raccolgono sia infezioni esogene, ovvero trasmesse dall’esterno – un contatto da persona a persona, come nel caso in cui a trasmettere le infezioni siano gli operatori sanitari o l’ambiente ospedaliero – sia infezioni endogene, ovvero causate dai batteri presenti all’interno del corpo. La maggior parte delle infezioni ICA interessa il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio e infezioni sistemiche, come ad esempio in caso di sepsi o di batteriemie. Le più frequenti, comunque, sono le infezioni urinarie.
Fino all’inizio degli anni ’80, le ICA erano dovute a batteri Gram-negativi, come l’Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae, entrambi agenti patogeni che possono causare diverse malattie. Con gli anni, sono andate ad aumentare le infezioni derivanti da batteri Gram-positivi, come Enterococchi e Stafilococcus epidermidis, e quelle da miceti. Recentemente, però, sono diventati molto frequenti in ambito ospedaliero e assistenziale alcuni batteri Gram-negativi, come gli Enterobatteri Produttori Carbapenemasi (CPE) e Acinetobacter spp., responsabili di gravi infezioni e, soprattutto, sempre più resistenti agli antibiotici. Ecco, quindi, quali sono i batteri responsabili delle infezioni correlate all’assistenza. A seconda del microrganismo, le ICA possono trasmettersi in diversi modi: per contatto diretto, da persona a persona, per via aerea – attraverso le goccioline che si emettono quando si parla, o durante gli starnuti o i colpi di tosse – o per via indiretta, mediante oggetti contaminati come strumenti diagnostici o assistenziali, o oggetti comuni.
Le ICA possono avvenire presso gli ambulatori, in assistenza domiciliare, ma anche presso le strutture ospedaliere di lungodegenza e di day-hospital o day-surgery. Non fanno eccezione anche le strutture residenziali territoriali.
Quali sono le cause principali delle infezioni correlate all’assistenza ICA?
Le cause delle infezioni ICA sono diverse. Prima di tutto, è bene sottolineare che la progressiva introduzione di tecnologie sanitarie sempre nuove e l’utilizzo di dispositivi medici e chirurgici più o meno invasivi e complessi hanno avuto come diretta conseguenza quella di permettere che batteri e microrganismi in generale possano raggiungere sedi corporee normalmente sterili. Ciò non toglie, ovviamente, che le nuove tecnologie abbiano dato una potenziale svolta nella corsa e nel trattamento di diverse malattie.
Le cause delle infezioni ICA hanno anche a che fare con l’immunosoppressione – ovvero il generale indebolimento del sistema immunitario dell’organismo – che può colpire il paziente. Va da sé che, in caso di ceppi batterici emergenti e che hanno sviluppato un’antibiotico-resistenza, il decorso di molte infezioni ICA può essere complicato. Non tutte le ICA sono prevenibili, ma attualmente è possibile fare qualcosa per oltre la metà di queste infezioni: ancora una volta, la parola d’ordine è sanificazione.
Si può ridurre l’impatto delle infezioni correlate all’assistenza ICA?
Non si può prescindere dall’urgenza di concentrarsi sulla prevenzione e sul controllo delle ICA, così da poter rispondere concretamente alla riduzione della diffusione di microrganismi antibiotico-resistenti. Per fare questo, ogni ambito assistenziale dovrebbe applicare una serie di buone pratiche di assistenza, unite ad altre misure chiave.
La prima delle misure chiave è il lavaggio delle mani: sembra un’ovvietà dettata solo dal buon senso, eppure lavare e disinfettare le mani correttamente è fondamentale.
Ridurre le procedure diagnostiche e terapeutiche non necessarie è ugualmente importante, nonché il corretto uso di antibiotici e di disinfettanti. Proteggere i pazienti con un’adeguata profilassi antibiotica, somministrare all’occorrenza vaccini ai pazienti e agli operatori sanitari, porre attenzione all’asepsi durante le procedure invasive sono altre buone pratiche da mettere in conto.
Oltre a queste pratiche, però, è buona norma concentrarsi sulla corretta sterilizzazione dei presidi: solo così si potrà evitare un elevato numero di infezioni e abbassare non poco i rischi che le infezioni causano. In questo senso, AMIL Care può fare la differenza.
AMIL Care nella lotta alle ICA
Garantire un ambiente a bassa carica microbica è fondamentale nella gestione dei presidi ospedalieri e anche nella lotta alle infezioni correlate all’assistenza: la necessità di lavorare e muoversi in un ambiente sanificato correttamente si fa quindi essenziale. AMIL Care ha puntato sul perossido di idrogeno, una molecola che decade naturalmente in ossigeno e acqua, due elementi, va da sé, totalmente innocui per la salute. E il perossido di idrogeno è il principio attivo che, abbinato ai sali d’argento e alla tecnologia della micronebulizzazione, forma il sistema Medisystem, un sistema brevettato e certificato che svolge un ruolo fondamentale nella lotta alle principali infezioni correlate all’assistenza, e, in particolare, a Medibios plus.hub.
Medibios plus.hub è un dispositivo medico classe 1 marcato CE, pensato proprio per essere utilizzato nelle diverse aree ospedaliere. È un micronebulizzatore di ultima generazione, pratico, maneggevole e tecnologico, facilmente utilizzabile grazie al display. Può trattare dai dieci ai duemila metri cubi di spazio.
Il sistema associa dispositivi di erogazione automatizzata a prodotti chimici disinfettanti, entrambi sviluppati dall’azienda. Il dispositivo automatizzato permette cicli di disinfezione ad alto livello con tecnologia no touch, insieme a protocolli di decontaminazione validati, principalmente nelle aree critiche, attivo sui principali patogeni multi-resistenti, anche nei punti difficili da raggiungere.
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